Geremia

Nel capitolo 1,1-3 troviamo delle preziose informazioni riguardo la vita e il tempo in cui visse il profeta Geremia. Egli stesso ci dice che era figlio del sacerdote Chelkia ed apparteneva alla tribù di Beniamino, la sua città, Anatot, si trovava a 10 Km a nord di Gerusalemme.
Per quanto riguarda il tempo della sua vita abbiamo il riferimento del “decimoterzo anno” del Re Giosia cioè gli anni 626 al 586/7 (contemporaneo dei profeti Naum e Sofonia).
La vita del profeta è profondamente legata agli avvenimenti storici nei quali vive. Inizia la sua predicazione sotto il Re Giosia; il suo messaggio in questo periodo non differisce molto dai profeti precedenti (capitoli 1-6). Le tematiche fondamentali sono principalmente due: il popolo che ha abbandonato il Signore deve tornare a Lui (quindi un messaggio centrato sulla conversione). Indicativo, infatti, è il periodo in cui il Re Giosia comincia la sua riforma nel 622 in seguito al ritrovamento del rotolo della Legge (2Re 22): il profeta tace.
Ma la situazione, dopo la morte di Giosia nel 608 a.C. (2Re 23, 28-29), cambia. Sale al trono Ioacaz (608) subito sostituito con il fratello Eliakim che regna con il nome di Ioiakim dal 608 al 597. In questo periodo la situazione precipita perché il Re Ioiakim era appoggiato dal Faraone Necao II ma nel 605 il Re Nabucodonosor sconfigge gli egiziani a Karchemish (nord Assiria). Il Re Ioiakiam corre ai ripari stringendo un’alleanza con i babilonesi. Ma nel 602 il Faraone Necao conquista di nuovo la Palestina e il Re Ioiakim volta le spalle di nuovo ai babilonesi (nonostante l’opposizione di Geremia) i quali, per tutta risposta, nel 598 pongono sotto assedio la città di Gerusalemme e nel 597 c’è la prima deportazione (cfr. 2Re che parla di circa 10.000 uomini deportati, mentre 2Re 24,16 fa risalire a 8.000 i deportati mentre Ger 52,28 parla di 3023 persone). Il Re Ioiakim muore durante questo assedio e gli succede il figlio Ioiakin che regna per tre mesi (nel 598) e poi sarà condotto in esilio a Babilonia. Al suo posto viene nominato dal re di Babilonia Sedecìa (598-587/6) e arriva fino a Gerusalemme e la mette sotto assedio (2Re 25). Sotto il Re Sedecia (2Cro 36,11-21) finisce il regno del sud; infatti nel 586 c’è la distruzione finale di Gerusalemme e del Tempio. Geremia assiste a tutto questo dramma e, prevedendolo, rischia di essere messo a morte (Ger 26, 8-9). Geremia, in seguito alla invasione babilonese fugge e si perdono le sue tracce (cfr. Ger 40-44 in particolare 43,5-7).
In relazione alla situazione storica ci sono vari riferimenti nel testo di Geremia che non sembrano essere tanto chiari: si tratta di una cronologia non sequenziale ma redazionale.

  1. Da 3,6 non è chiaro quando Geremia ha iniziato la sua attività profetica: nel 626/7 o nel 609.
  2. in 21,1: viene nominato il re Sedecìa che, cronologicamente, è l’ultimo.

In base al governo dei vari Re possiamo così ipotizzare la composizione del libro di Geremia:

  1. 627-609: sotto il re Giosia abbiamo i capitoli 1-6 e 30-31.
  2. 609-598: sotto il re Ioiakim i capitoli 7-29 e 32-39.
  3. 598 per tre mesi: sotto il re Ioiakin
  4. 598-586: sotto il Re Sedecìa i capitoli 40-44.

Come si vede la ricostruzione è piuttosto lacunosa in quanto alcuni testi non trovano una naturale collocazione storica. La soluzione potrebbe essere quella di non leggere tale testo pensando che sia una biografia nel nostro senso. Questo perché il centro non è l’uomo Geremia ma è la “Parola di Dio”.
Secondo questa linea interpretativa il libro può essere diviso:

  1. capitoli 1-25: discorsi Geremia (cf. Ger 23 oracolo messianico e discorso contro i falsi profeti
  2. capitoli 26-45: racconti su Geremia (cf. c 27: il libretto per gli esiliati e i capitoli 30,1-31,22: il libro della consolazione: speranza 31,5ss))
  3. capitoli 46-51: parole contro i popoli stranieri
  4. capitolo 52: appendice.

Il libro di Geremia viene diviso secondo quattro forme letterarie:

  1. Discorsi in forma poetica ed autobiografica.
  2. Racconti in terza persona.
  3. Discorsi in prosa.
  4. Le confessioni del profeta: 11,18-12,5; 15,10-21; 17,14-18; 18,18-23 e 20,7-18.

Oggi c’è una certa unanimità nel considerare i messaggi propri del profeta anche se bisogna tenere in conto del lavoro redazionale e delle aggiunte fatte in chiave deuteronomista nel periodo dell’esilio. Questo è doveroso dirlo dal confronto fra il Testo Massoretico e la LXX che si presenta in una forma più breve rispetto all’ebraico. (cfr. pp. 124-125).
Il messaggio. Geremia cerca di portare il popolo ad una religione autentica in quanto la pratica religiosa, il culto “esterno” erano diventati una sicurezza che “dispensava dall’amare” (Ger 7, 21-28); quindi:

 – Il Dio di Geremia è il Dio della storia (cfr. c. 18 il vasaio). Dio distruggerà le false sicurezze (3,16 l’arca; 7,1-15: il tempio; 19,6ss: Gerusalemme).
– Dio non chiede la circoncisione della carne ma del cuore (4,4; 9,24-25)
– L’uomo di fronte a Dio è caparbio, duro ma può convertirsi (3,12.14.22; 4,1).
– Il compito del profeta: sradicare e demolire, distruggere ed abbattere, edificare e piantare (1,10). Da notare il libretto contro i falsi profeti (23,9-40)
– Ma è anche il profeta della speranza in una nuova alleanza tra Dio e il suo popolo (Ger 31,31ss), perché Dio perdona e fa nuova ogni cosa (Ger 31,20)
– La vocazione del profeta: il peso di essere uomo di Dio (Ger 1,4-19; 15,10-21; 20,7-18).