Il Papa delle cose nuove

Articolo preso da In-terris del 9 maggio 2025

di Don Aldo Bonaiuto

Quel nome forse in molti non se l’aspettavano. Personalmente e modestamente l’avevo previsto e condiviso con alcuni amici sacerdoti. E così ancora una volta lo Spirito Santo ha soffiato nel cuore e nella mente dei cardinali suggerendo un Pontefice missionario per la sua appartenenza all’Ordine Agostiniano ma anche di Curia essendo stato Prefetto della Congregazione dei Vescovi. Sicuramente la scelta del nome Leone XIV lancia un messaggio ben preciso alla Chiesa e all’umanità: sarà il Papa “delle cose nuove” ispirandosi all’enciclica Rerum Novarum.
Robert Francis Prevost proseguirà sulle orme di Francesco nella consapevolezza che la pastorale non è un’applicazione d’una “dottrina” gestita per i dottori della legge, che hanno le mani pure perché non toccano mai la gente, ma agiscono soltanto con le idee chiare e distinte dei filosofi, mentre i pastori se le sporcano. Quando era prefetto vaticano sosteneva che i vescovi devono essere esperti in umanità, cioè in conoscenza delle concrete situazioni esistenziali nelle quali vive oggi la gente. Qualcuno descrivendo il conclave ha cercato di riproporre vecchie categorie per definire i pastori: “conservatori” e “progressisti”. Ma è una distinzione fuorviante quanto lo è la distinzione tra “seguaci” della dottrina e “adattatori” della dottrina.
Con il predecessore Jorge Maria Bergoglio Leone XIV condivide una visione aperta, inclusiva e attenta agli ultimi. Prevost si è distinto per il suo impegno su temi come l’accoglienza dei migrantila giustizia sociale e la custodia del creato. Ma ha anche saputo muoversi con prudenza in un contesto ecclesiale talvolta polarizzato. “Un vescovo non dovrebbe comportarsi come un piccolo principe nel suo regno”, ha detto in passato: una frase che oggi suona come manifesto. Leone XIV si innamorò del Perù, durante i suoi quasi vent’anni trascorsi nel Paese, racconta  il suo successore come vescovo della città settentrionale di Chiclayo. Il nuovo Pontefice entrato nell’ordine agostiniano in Perù nel 1985 e ha ottenuto la nazionalità peruviana nel 2015. E come l’argentino Francesco era particolarmente motivato dalla povertà e dalle persone che vivevano alla “periferia” della società.
Nel suo primo discorso da Pontefice, ha parlato in spagnolo per rendere omaggio alla sua “cara diocesi di Chiclayo”, dove i fedeli cattolici avevano dato “così tanto” per seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo. Un segnale di speranza per l’umanità, una testimonianza di vicinanza agli ultimi. La pace è stata la sua prima parola ripetuta per ben dieci volte nell’auspicio che i governanti di tutto il mondo possano sentirla urgente e necessaria accogliendo l’invito del nuovo pontefice che ha affidato alla Madonna l’intera umanità.

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